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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



02/04/2010 Europa
Accelera l´iter del federalismo fiscale. Ecco la road map di Bossi & Co
Europa - La riforma federale nella sua declinazione fiscale rischia nei prossimi mesi di essere il vaso di Pandora per Berlusconi & Co. Croce (per il Pdl) e delizia (per il Carroccio), il federalismo fiscale è la scommessa della legislatura tanto più ora che la Lega, pronta a incassare il successo elettorale, detta l´agenda delle riforme.
Lo stesso tentativo del premier Berlusconi di parlare di riforma delle tasse è oscurato dall´impegno del ministro Tremonti di realizzare entro tre anni un federalismo fiscale di cui, a distanza di quasi un anno dall´approvazione della legge delega, non c´è traccia. Mancano quei decreti attuativi che ieri, in un´intervista a Il Sole 24 Ore, il ministro dell´interno Maroni ha detto essere quasi pronti.
A questo punto, la Commissione bicamerale, voluta strenuamente dal Pd e insediatasi a metà mese, ricopre senza dubbio un ruolo rilevante nell´articolazione dei decreti attuativi ma certamente non risolutivo. «Non bisogna dimenticarsi − spiega il senatore del Pd Giovanni Legnini − che se in via di principio la legge delega uscita dal parlamento ha un´inconfondibile impronta democratica ed è ben diversa dalla bozza iniziale, si tratta pur sempre di una cornice all´interno della quale può accadere di tutto». Un anno fa il Pd riuscì a ottenere che dal parlamento uscisse un testo molto più vicino al provvedimento Prodi-Tps proposto nella passata legislatura che non alla prima bozza Calderoli. Pur avendo ottenuto l´istituzione della Bicamerale e miglioramenti sul fondo di perequazione verticale e non più orizzontale, il Pd si astenne sul provvedimento a causa sopratutto dell´assenza di cifre sui costi. A distanza di un anno di quelle cifre non c´è traccia.
Ed è qui che si annidano le maggiori preoccupazioni, non solo democratiche, visto che anche nel governo un anno fa si decise di rinviare di fatto il problema ai decreti attuativi da approvarsi entro due anni dalla promulgazione della legge. Essendo passati a questo punto circa 11 mesi, ne restano altri 13 per realizzare un federalismo fiscale che intreccia pericolosamente il suo percorso con una più complessiva riforma fiscale. Riforma che, stando a quanto sostiene il ministro Tremonti, dovrebbe prevedere a fronte di una riduzione Irpef e Irap uno spostamento del carico fiscale sull´Iva, ovvero sulle imposte indirette la cui non progressività rischia di sancirne l´iniquità. Se non si comprende come si intenda realizzare la redistribuzione dell´Iva in un´ottica federalista e l´opportunità di un simile trasferimento proprio mentre l´inflazione cresce, c´è un´accelerazione sull´iter visto che entro maggio è atteso il via libera al dlgs sul federalismo demaniale, mentre entro giugno si dovrebbero conoscere i numeri sulla riforma e il decreto sull´autonomia impositiva. Un tour de force dovuto al fatto che ormai al Nord gli amministratori leghisti chiedono tempi stretti: se il neogovernatore del Veneto Zaia spiega che «aspettiamo ansimanti da Roma il fedealismo fiscale, ma entro l´estate sarà pronta la nostra piattaforma che rivendica al Veneto competenze esclusive», Gianna Gancia che guida la provincia di Cuneo ha chiesto a Cota di prevedere meccanismi perequativi per i piccolissimi comuni del cuneese, determinanti per la vittoria del neopresidente.
E proprio i mutati equilibri all´interno della Conferenza delle regioni potrebbero spianare la strada a un più sollecito via libera ai decreti attuativi del tesoro. A questo proposito tuttavia Marco Causi, vicepresidente Pd della Bicamerale, avverte che «nessuno può pensare che sui decreti attuativi si possa scavalcare il parlamento. La legge assegna un ruolo importante alla commissione che non può essere ignorato». La Bicamerale si riunirà il 12 aprile con all´ordine del giorno il decreto sul federalismo demaniale, che trasferisce agli enti locali la proprietà di spiagge, porti e caserme.
Raffaella Cascioli
Lo stesso tentativo del premier Berlusconi di parlare di riforma delle tasse è oscurato dall´impegno del ministro Tremonti di realizzare entro tre anni un federalismo fiscale di cui, a distanza di quasi un anno dall´approvazione della legge delega, non c´è traccia. Mancano quei decreti attuativi che ieri, in un´intervista a Il Sole 24 Ore, il ministro dell´interno Maroni ha detto essere quasi pronti.
A questo punto, la Commissione bicamerale, voluta strenuamente dal Pd e insediatasi a metà mese, ricopre senza dubbio un ruolo rilevante nell´articolazione dei decreti attuativi ma certamente non risolutivo. «Non bisogna dimenticarsi − spiega il senatore del Pd Giovanni Legnini − che se in via di principio la legge delega uscita dal parlamento ha un´inconfondibile impronta democratica ed è ben diversa dalla bozza iniziale, si tratta pur sempre di una cornice all´interno della quale può accadere di tutto». Un anno fa il Pd riuscì a ottenere che dal parlamento uscisse un testo molto più vicino al provvedimento Prodi-Tps proposto nella passata legislatura che non alla prima bozza Calderoli. Pur avendo ottenuto l´istituzione della Bicamerale e miglioramenti sul fondo di perequazione verticale e non più orizzontale, il Pd si astenne sul provvedimento a causa sopratutto dell´assenza di cifre sui costi. A distanza di un anno di quelle cifre non c´è traccia.
Ed è qui che si annidano le maggiori preoccupazioni, non solo democratiche, visto che anche nel governo un anno fa si decise di rinviare di fatto il problema ai decreti attuativi da approvarsi entro due anni dalla promulgazione della legge. Essendo passati a questo punto circa 11 mesi, ne restano altri 13 per realizzare un federalismo fiscale che intreccia pericolosamente il suo percorso con una più complessiva riforma fiscale. Riforma che, stando a quanto sostiene il ministro Tremonti, dovrebbe prevedere a fronte di una riduzione Irpef e Irap uno spostamento del carico fiscale sull´Iva, ovvero sulle imposte indirette la cui non progressività rischia di sancirne l´iniquità. Se non si comprende come si intenda realizzare la redistribuzione dell´Iva in un´ottica federalista e l´opportunità di un simile trasferimento proprio mentre l´inflazione cresce, c´è un´accelerazione sull´iter visto che entro maggio è atteso il via libera al dlgs sul federalismo demaniale, mentre entro giugno si dovrebbero conoscere i numeri sulla riforma e il decreto sull´autonomia impositiva. Un tour de force dovuto al fatto che ormai al Nord gli amministratori leghisti chiedono tempi stretti: se il neogovernatore del Veneto Zaia spiega che «aspettiamo ansimanti da Roma il fedealismo fiscale, ma entro l´estate sarà pronta la nostra piattaforma che rivendica al Veneto competenze esclusive», Gianna Gancia che guida la provincia di Cuneo ha chiesto a Cota di prevedere meccanismi perequativi per i piccolissimi comuni del cuneese, determinanti per la vittoria del neopresidente.
E proprio i mutati equilibri all´interno della Conferenza delle regioni potrebbero spianare la strada a un più sollecito via libera ai decreti attuativi del tesoro. A questo proposito tuttavia Marco Causi, vicepresidente Pd della Bicamerale, avverte che «nessuno può pensare che sui decreti attuativi si possa scavalcare il parlamento. La legge assegna un ruolo importante alla commissione che non può essere ignorato». La Bicamerale si riunirà il 12 aprile con all´ordine del giorno il decreto sul federalismo demaniale, che trasferisce agli enti locali la proprietà di spiagge, porti e caserme.
Raffaella Cascioli
 

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