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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



23/02/2009 M.Causi
Federalismo fiscale, riorganizzazione della Carta delle autonomie e riforma del Parlamento
Commissioni Riunite V e VI - Resoconto di lunedì 23 febbraio 2009
 
 
SEDE REFERENTE
Lunedì 23 febbraio 2009. - Presidenza del presidente della VI Commissione Gianfranco CONTE. - Interviene il Ministro per la semplificazione normativa Roberto Calderoli.
 
 
Marco CAUSI (PD) rileva come il federalismo fiscale costituisca un tassello importante di una più generale riforma dello Stato, che dovrebbe pertanto accompagnarsi alla riorganizzazione della Carta delle autonomie ed alla riforma del Parlamento. Evidenzia, quindi, come la decisione, assunta dalla maggioranza e dal Governo, di avviare tale ampio processo riformatore dall´attuazione dell´articolo 119 della Costituzione, comporti il rischio di determinare talune distorsioni, anche al di là della volontà dello stesso Governo. Si chiede, ad esempio, se l´opinione pubblica ritenga più importante la riforma fiscale o quella amministrativa delle autonomie locali, segnalando, in tale contesto, il rischio di adottare un provvedimento dal sapore sostanzialmente esoterico, che non corrisponda alle reali esigenze del Paese.
Un ulteriore aspetto di possibile distorsione è dato dal fatto che il contesto di comunicazione politica nel quale avviene l´esame del provvedimento sembra caratterizzarsi per un´impostazione sostanzialmente antimeridionalista, laddove, invece, gli elementi informativi emersi nel corso delle audizioni, in particolare quelli forniti dai rappresentanti dell´ISAE e della Banca d´Italia, dimostrano come le differenze tra le diverse aree del Paese non corrispondono alla tradizionale distinzione tra zone del centro-nord e mezzogiorno. Ad esempio, rileva come la spesa pubblica pro capite risulti più alta al centro-nord, come i livelli più elevati dei costi per le prestazioni pubbliche si registrino nelle regioni a statuto speciale del nord, e come le sperequazioni più forti si registrino sia in regioni del nord, quali il Veneto, sia in regioni del sud, quali la Puglia.
Per
quanto riguarda inoltre il livello della pressione fiscale, essa, se calcolata correttamente, in rapporto del prodotto interno dei diversi territori, mostra un livello più elevato in alcune regioni del sud, e, comunque, un andamento sostanzialmente uniforme in tutto il Paese. Analogamente, l´evasione fiscale non appare differenziata in maniera univoca, tra il nord, il centro e il sud.
Sottolinea, inoltre, come la percentuale di autonomia finanziaria delle regioni e degli enti locali, considerata sia dal lato della spesa, sia da quello delle entrate, risulti già oggi molto elevata, anche in confronto con i valori raggiunti in molti stati federali, a testimonianza del notevole cammino compiuto sul piano del decentramento finanziario, che è tuttavia stato realizzato in modo spesso confuso e disarticolato nel tempo.
Sulla scorta di tali considerazioni invita dunque a modificare il contesto comunicativo nel quale deve avvenire il dibattito parlamentare sul provvedimento, segnalando come tale elemento risulti altrettanto importante dei singoli temi in discussione.
Esprime quindi apprezzamento per molti dei rilievi espressi dai relatori nel corso dei loro interventi, in particolare per quanto riguarda il riferimento all´efficienza allocativa, il rifiuto del concetto di Stato minimo, l´esigenza di evitare di incorrere in una sorte di neocentralismo regionale, la necessità di rispettare il principio costituzionale della capacità contributiva, l´opportunità di collegare la riforma federalista all´elaborazione del Codice delle autonomie, nonché l´esigenza di assicurare la cooperazione interistituzionale ed il coordinamento tra lo Stato e gli enti territoriali, di cui si fanno prioritariamente carico le disposizioni di cui all´articolo 17 in materia di patto di convergenza, fortemente volute dal PD, che consentono di garantire maggiore efficienza nell´allocazione delle risorse pubbliche e di sostenere l´azione degli amministratori locali.
Passando a taluni aspetti più specifici, sottolinea l´opportunità di migliorare sotto molti aspetti il testo del disegno di legge, con riferimento ad una serie di aspetti fondamentali.
In primo luogo ritiene che l´Assemblea della Camera, prima di esaminare il disegno di legge, debba innanzitutto esprimersi sulle problematiche relative ai vincoli finanziari che rendono difficile l´attività degli enti locali, con particolare riferimento alla stratificazione della normativa relativa al Patto di stabilità interno.
Sotto un secondo aspetto ritiene necessario approfondire la tematica concernente l´attribuzione di riserve di aliquota IRPEF alle regioni, prevista dal disegno di legge. Tale impostazione nasce fondamentalmente dalla scelta dell´Esecutivo di ridurre l´ICI e di puntare ad una progressiva soppressione dell´IRAP, dalla quale discende la necessità di individuare un´ulteriore fonte di finanziamento tributaria, che consenta di evitare la riduzione dell´autonomia di entrata degli enti territoriali. Tale opzione comporta infatti alcune conseguenze problematiche, quali ad esempio il rischio di suddividere per 21 regioni la base imponibile IRPEF, determinando difficoltà pratiche facilmente immaginabili, nonché effetti negativi sul piano dell´uniformità e progressività dell´intero sistema fiscale. Al riguardo sarebbe invece più opportuno attribuire alle regioni un insieme consistente di tributi propri, ai quali aggiungere, come elemento di chiusura dell´assetto tributario, una compartecipazione all´IRPEF ad aliquota variabile, secondo il modello analizzato in un suo recente studio dal deputato Nannicini. Analoghe riflessioni erano del resto state compiute dall´Alta Commissione di studio sul federalismo fiscale, che a tale proposito aveva proposto di ricorrere ad un meccanismo di compartecipazione regionale al gettito IVA.
Un´altra questione meritevole di approfondita riflessione riguarda la strutturazione dei fondi perequativi, in particolare per quanto riguarda il finanziamento delle funzioni non fondamentali e delle funzioni diverse da quelle relative alle prestazioni essenziali. A tale riguardo ritiene necessario evitare di fomentare contrasti tra le regioni per la distribuzione di un ammontare di risorse relativamente piccolo, ipotizzando a tal fine di allungare la durata della fase transitoria, al fine di evitare conseguenze negative, soprattutto in danno di talune regioni del sud, facendo proprie le proposte avanzate in merito dalla SVIMEZ e dall´ASTRID.
Considera altresì necessario evitare che il provvedimento finisca per aprire le porte ad una concezione minimalista dello Stato, chiarendo a tal fine, anche attraverso una migliore formulazione dell´articolo 2, comma 1, lettera f), il meccanismo di costruzione dei fabbisogni standard, che costituiscono la risultante del prodotto tra costi standard ed obiettivi di servizio. Ritiene, infatti, che l´elemento decisivo del processo non sia quello di stabilire in sé i livelli essenziali delle prestazioni, ma identificare obiettivi di servizio che siano sostenibili sul lungo periodo e coerenti con i vincoli di finanza pubblica. La fissazione di tali obiettivi costituirà inoltre un elemento di riferimento per gli enti chiamati ad erogare tali servizi, i quali saranno vincolati ad utilizzare a tal fine le risorse loro attribuite, grazie ad un meccanismo di responsabilizzazione degli stessi enti che deve realizzarsi anche mediante la previsione di sanzioni e controlli opportuni.
Riprendendo quindi uno spunto contenuto nell´intervento del deputato Tabacci, ritiene ineludibile definire meglio il processo di emanazione degli schemi di decreto legislativo, introducendo in particolare una clausola concernente la copertura finanziaria degli stessi decreti, nonché circa il monitoraggio dei relativi effetti finanziari.
In tale contesto è inoltre indispensabile definire meglio le funzioni fondamentali, al fine di assicurare che il finanziamento erogato nei confronti delle regioni sia corrispondente al fabbisogno standard relativo alle funzioni stesse. A tale riguardo particolare attenzione dovrà essere riservata al trasporto pubblico locale, nonché alle funzioni relative alla conservazione e fruizione dei beni culturali. Ricorda, infatti, che più del 50 per cento dei beni culturali del Paese appartiene ai comuni, e che una non adeguata calibratura dei finanziamenti corrispondenti comporterebbe il rischio, per tali enti, di non poter adempiere nemmeno ai compiti di manutenzione di tale patrimonio.
Sottolinea quindi come il gruppo del PD farà proprie le proposte avanzate dalla Corte dei conti, dalla SVIMEZ e dalla Ragioneria generale dello Stato, relativamente al meccanismo di erogazione dei finanziamenti aggiuntivi previsti ai sensi dell´articolo 119, quinto comma, della Costituzione, al fine di assicurare la programmazione pluriennale degli interventi ed il loro collegamento con il deficit infrastrutturale delle diverse aree del Paese.
Con riferimento quindi ai rapporti finanziari con le regioni speciali, considera positivamente la previsione, proposta dal gruppo del PD ed introdotta nel testo dell´articolo 25, che richiede a tali soggetti di concorrere al conseguimento degli obiettivi del Patto di convergenza e degli obblighi posti dall´ordinamento comunitario. Ritiene, peraltro, che tale formulazione potrebbe essere ulteriormente migliorata, evitando l´insorgere di contenzioso, ma inducendo al tempo stesso le regioni a statuto speciale e le province autonome ad utilizzare anch´esse il criterio dei fabbisogni standard, alla luce del nuovo contesto nazionale e degli scenari europei legati all´introduzione dell´euro.
Con riferimento alle problematiche concernenti la quantificazione degli effetti finanziari del provvedimento, riconosce l´effettiva difficoltà a disporre di elementi quantitativi precisi, rilevando tuttavia come nessuno dei soggetti ascoltati dalle Commissioni riunite nel corso delle audizioni abbia sostenuto l´impossibilità di giungere a tale quantificazione. Ritiene quindi indispensabile proseguire ulteriormente l´analisi in quest´ambito, ad esempio giungendo ad una valutazione dei costi per categorie merceologiche, nonché coordinando gli elementi informativi disponibili nelle banche dati esistenti, al fine di poter disporre di dati numerici antecedentemente all´emanazione del primo degli schemi di decreto legislativo predisposto ai sensi della delega.
Un ulteriore sforzo dovrà inoltre essere compiuto per approfondire alcuni che non attengono al finanziamento corrente delle regioni e degli enti locali, ma che riguardano tematiche quali gli investimenti, gli oneri per i mutui e gli interessi, la gestione del debito e del patrimonio, nonché il ricorso ai mercati finanziari per la gestione delle passività.
In tale contesto appare altresì opportuno specificare meglio i principi e criteri direttivi concernenti l´armonizzazione dei bilanci degli enti territoriali, nonché coordinare più efficacemente le previsioni di cui all´articolo 23, relative all´ordinamento di Roma capitale, con quelle dell´articolo 22, attinenti all´istituzione delle città metropolitane.
Considera quindi pienamente condivisibile la proposta, avanzata dal deputato Tabacci, di definire in termini precisi la scansione cronologica nella quale dovranno essere predisposti i decreti legislativi emanati ai sensi della delega, stabilendo a tal fine le relative priorità.
Auspica infine che la maggioranza ed il Governo dimostrino, nel corso del dibattito, la necessaria apertura, nonché la capacità di dare al lavoro parlamentare un orientamento costruttivo, evitando che il disegno di legge venga letto solo come uno strumento per colpire talune categorie o aree del Paese.
 
 

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