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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



05/11/2009 M.Causi
Le vacanze autunnali della Camera dei Deputati e la riforma del bilancio
Nella prima settimana di novembre i lavori d´aula della Camera dei Deputati sono stati interrotti. La decisione nasce dall´assenza di provvedimenti da esaminare. Quelli già pronti, di iniziativa parlamentare, mancano di copertura finanziaria. E´ di ieri la notizia che il Presidente della Camera avrebbe ottenuto dal Ministro dell´economia la garanzia che qualche risorsa, alla fine, verrà individuata. L´opinione pubblica e la stampa hanno rubricato la vicenda sotto la casella "scontro maggioranza -Tremonti per avere un po´ di soldi".
In realtà, la questione merita di essere approfondita. Nella notte di mercoledì 28 ottobre la Commissione bilancio della Camera ha varato il testo di riforma del bilancio e della contabilità pubblica, meglio conosciuto come la "finanziaria light" di Tremonti. E´ lì che si decide, in via strutturale, l´effettivo punto di equilibrio fra Governo e Parlamento in materia di bilancio. Il testo avrebbe potuto approdare in aula fin da lunedì 2 novembre. E´ stato ritardato per dare piena evidenza politica ad un tema che quello stesso testo potrebbe aiutare a risolvere: quanta libertà di manovra per il Governo nel decidere cosa fare dei soldi dei contribuenti? E quanti spazi lasciati al Parlamento, a tutela delle opposizioni ma anche della stessa maggioranza? Quanta flessibilità concedere al Governo sui provvedimenti economici, per i quali sono necessari tempi certi di approvazione? E quali contrappesi riconoscere al Parlamento per garantire un´effettiva "democrazia di bilancio"?
Nei mesi passati la discussione sulla riforma del bilancio dello Stato si è svolta in sordina, confinata agli addetti ai lavori. E questo è davvero un peccato, perché si tratta di una legge "fondamentale" che mette tutti di fronte a un bivio: o aggiungere un altro pezzo di riforma delle nostre istituzioni a quello varato qualche mese fa con la legge delega sul federalismo fiscale, con ciò rendendo plausibile che la corrente legislatura possa, nonostante tutto, continuare sulla via delle riforme; oppure fare un passo indietro, e quindi avvalorare l´ipotesi che i riformisti sono ormai all´angolo.
Il testo elaborato in Commissione contiene alcuni punti di equilibrio innovativi, anche grazie all´impulso e all´iniziativa delle opposizioni: la legge finanziaria, che d´ora in poi si chiamerà legge di stabilità, sarà "light" ma non anoressica, e potrà essere accompagnata da collegati che incidano su materie ordinamentali, strutturali e di sviluppo; il Governo potrà procedere a manovre correttive fuori dalla sessione di bilancio, ma dovrà prima presentare al Parlamento, per giustificare la necessità di intervento, una Nota di aggiornamento dei quadri previsivi a medio termine; verrà completata la riforma della struttura del bilancio dello Stato cominciata nella precedente legislatura, ma il Governo indicherà, per ciascun programma di spesa, le somme rimodulabili, e quindi emendabili; diventerà più trasparente l´informazione sulle tabelle delle leggi di spesa e sui grandi fondi governativi.
Restano tre aree di possibile miglioramento: la prima è relativa alla costruzione di tecnostrutture indipendenti per il monitoraggio delle finanze pubbliche; la seconda è il coordinamento fra bilancio dello Stato e bilanci di Regioni ed enti locali, anche tenendo conto di quanto disposto dalla legge 42 sul federalismo fiscale.
E la terza ha proprio a che fare con la chiusura della Camera: destinare una quota dei fondi speciali appostati in bilancio alle proposte di iniziativa parlamentare. La quota può essere decisa di anno in anno e può essere piccola o grande a piacere. Ma è il principio quello che conta. Un principio contenuto in emendamenti che verranno sottoposti la settimana prossima al voto dell´aula. Si vedrà allora se le vacanze autunnali hanno prodotto qualche processo politico, al di là delle contrattazioni tutte interne alla maggioranza e al suo Governo. E si vedrà se il Presidente Fini vorrà spendere il suo peso per favorire una soluzione permanente e riformista al problema che lui stesso ha sollevato.
 
Marco Causi, deputato PD, insegna all´Università degli Studi Roma Tre
 
 

 
Legge di contabilità e finanza pubblica

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