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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



19/04/2012 M.Causi
Decreto semplificazioni fiscali. Dichiarazione di voto per la fiducia al Governo
Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà con convinzione la fiducia al Governo. E lo farà guardando al merito del provvedimento in esame. Il quale, anche se è andato agli onori della stampa solo per alcuni dettagli o aggiunte di percorso, è pienamente conforme al suo titolo, e contiene soprattutto norme di semplificazione del sistema fiscale. Vuole promuovere un fisco più certo, anche sotto il profilo del contrasto all´evasione, ma al tempo stesso più semplice e più amico del contribuente. Fa manutenzione di tante norme. Una manutenzione che è essa stessa simbolo del riformismo necessario all´Italia. Non solo le grandi riforme di sistema, ma un faticoso lavoro quotidiano per dare maggiore efficacia all´amministrazione e per ridurre i costi degli adempimenti per cittadini e imprese, di cui va dato atto a chi, nel governo, riveste responsabilità in materia di politiche fiscali. Un lavoro che è stato migliorato durante il passaggio parlamentare.
Cito soltanto i titoli.
Sul piano della semplificazione: maggiore accessibilità alla rateazione dei debiti tributari; riduzione dei divieti a carico dei contribuenti ammessi a rateazione; norme di salvaguardia per i contribuenti che abbiano effettuato tardivamente adempimenti e comunicazioni; modifica, migliorativa per i contribuenti, dei limiti di pignorabilità a carico degli stipendi e dei salari, nonché nuova soglia di ventimila euro per i procedimenti immobiliari; aumento a trenta euro della soglia al di sotto della quale non si effettua la riscossione dei crediti tributari; limite delle operazioni da comunicare sui paesi black list ai soli importi superiori a 500 euro; elevazione delle soglie per i contribuenti minori al fine della semplificazione degli obblighi di fatturazione e registrazione; modifiche della disciplina delle controversie doganali; aumento delle soglie per i pagamenti in contanti dei turisti.
Sul piano della lotta all´evasione: responsabilità solidale sui versamenti fiscali e contributivi fra committenti e subappaltatori; ripristino in nuove forme dell´elenco clienti fornitori; tracciabilità delle operazioni finanziarie dei concessionari dei giochi; estensione degli obblighi di istanza preventiva per la compensazione dei crediti Iva; aumento dei controlli nel settore degli enti non commerciali; potenziamento dell´accertamento in materia doganale; estensione dei requisiti antimafia per i concessionari di giochi; estensione, in questo settore, delle motivazioni di esclusione dalle gare; rafforzamento delle sanzioni amministrative in materia di accise, di catasto e di trasferimento di denaro all´estero.
E ancora, grazie alle modifiche introdotte prima al Senato e poi alla Camera: esenzione dall´Imu per i fabbricati colpiti dal terremoto de L´Aquila e ancora non agibili; salvaguardia della normativa vigente sulla tassazione delle borse di studio; nuove norme per consentire la cessione pro solvendo dei crediti nei confronti della pubblica amministrazione, in modo da favorirne la bancabilità; sblocco di alcune poste di bilancio centrali e locali per il pagamento dei crediti commerciali; rimodulazione delle accise sull´energia a vantaggio delle piccole e medie imprese; misure per una vera asta per l´assegnazione delle frequenze televisive, con richiami a normative anti trust già recepite dal precedente governo.
L´altro capitolo del decreto riguarda l´Imu, la nuova imposta sul possesso degli immobili, denominata "municipale" ma in realtà cogestita da Stato e Comuni. Fin dalla sua introduzione, nel decreto Salva Italia di dicembre, il Partito Democratico espresse un giudizio in tre punti.
Primo, bene ha fatto il Governo a puntare sulle imposte patrimoniali (sugli immobili, ma anche sulle attività finanziarie e sui beni di lusso), perché la struttura del sistema fiscale italiano è distorta, al confronto con gli altri paesi, per lo scarso peso di questo tipo di imposte e perché esse contribuiscono, anche quando sono reali e ad aliquota proporzionale, a rafforzare il grado di progressività dell´intero sistema. Oggi aggiungiamo che è necessario ridurre il grado di allarme che si sta diffondendo intorno all´Imu relativa alle abitazioni principali, e invitiamo il Governo a lavorare presto e meglio sul piano dell´informazione ai cittadini. La nuova Imu sulla prima casa verrà pagata − grazie alle detrazioni − soltanto dalla metà della famiglie proprietarie della casa di abitazione, e per queste varrà in media poco meno di 300 euro all´anno, un valore inferiore a quello vigente per analoghe imposte negli altri paesi europei. La possibilità di rateizzarla in tre pagamenti, introdotta duranti i lavori parlamentari, è un motivo in più per operare, sul piano dell´informazione istituzionale, affinchè si riduca la preoccupazione sull´impatto di questa imposta.
Secondo, fin da dicembre avvertimmo il Governo che l´inevitabile fretta con cui fu costruita la manovra fiscale del Salva Italia lasciava numerose questioni aperte. Alcune vengono risolte da questo decreto, e di ciò diamo atto positivamente: immobili pubblici, case popolari, immobili agricoli. Altre però restano aperte, e soprattutto quella dei canoni concordati e più in generale quella relativa al fatto che la transizione dal vecchio al nuovo regime è più favorevole per gli immobili che restano a disposizione del proprietario piuttosto che per quelli affittati. Noi crediamo che sarà necessario tornare su questo punto.
Terzo, l´introduzione dell´Imu ha aperto il tema della stabilizzazione a regime del sistema della finanza comunale e della riscrittura del relativo decreto emanato un anno fa, nell´alveo della legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale, tuttora vigente.
Non si tratta di un mero problema tecnico. La rivisitazione, e il completamento, dei decreti di attuazione della legge 42 mettono il Governo di fronte a scelte non più rinviabili. Si tratta non solo di ripensare i sistemi di perequazione della finanza comunale alla luce della nuova imposta, ma anche di considerare i Comuni come una risorsa e non come un problema, e di coinvolgerli pienamente nell´azione di governo, a partire dal confronto sui dati delle basi imponibili immobiliari fino ai provvedimenti − che noi auspichiamo − per il sostegno della crescita economica. E si tratta di lavorare sui molti temi di attuazione della legge 42 che il precedente Governo aveva abbandonato a sé stessi, che attendono risposte e che non possono essere accantonati. Ad esempio, i fabbisogni standard per Comuni e Province. E poi, la costruzione dell´apparato "livelli essenziali − obiettivi di servizio − costi standard" per i settori diversi dalla sanità, e cioè assistenza e istruzione.
La spending review sulla spesa centrale non sarà sufficiente a definire strategie a medio termine per il contenimento della spesa pubblica, se non si completa il lavoro su costi e fabbisogni standard della spesa locale. E se, quindi, non si mette a punto l´apparato di valutazione della spesa decentrata, anche ai fini di un corretto funzionamento della perequazione. Chiediamo al Governo di decidere: se ritiene, proponga al Parlamento modifiche della legge 42 e prosegua nella riforma del sistema della finanza regionale e locale attraverso i decreti di attuazione di quella legge; se è di altro avviso, si inseriscano nella delega fiscale norme per il coordinamento fra riforma fiscale e assetto della finanza regionale e locale. L´unica scelta che non è possibile, a quattro mesi dal Salva Italia, è l´incertezza.
Si vede bene allora, partendo dall´esempio dell´Imu, che i provvedimenti di emergenza assunti a dicembre dovranno trovare una cornice di medio periodo dentro la quale offrire al paese un progetto, una speranza, di riforma e di uscita dalla gravissima crisi in cui ci troviamo. E´ questa la prospettiva di lavoro del Partito Democratico, preoccupato per l´impatto sociale e produttivo della recessione in corso: misurata nel -1,2 per cento del Pil per il 2012 dal Governo, e in misura ancora superiore dalle istituzioni internazionali. Ne discuteremo con il Documento di economia e finanza, con il Programma nazionale di riforma, con il Programma di stabilità, con la delega fiscale. Ma è chiaro che c´è molto da fare per restituire speranza al paese. Molto potrebbe fare l´Europa, orientando le sue politiche sulla crescita. E molto dovrà essere fatto, nell´interesse nazionale, dall´Italia. Dando attenzione al lavoro, all´equità, all´innovazione.
Nella crisi italiana di oggi non ci sono tecnici che si salvano e politici che vanno a fondo. Consentite di dirlo a chi si sente un ircocervo, un po´ tecnico e un po´ politico. Serve un grande scatto di orgoglio e di volontà da parte dell´intera comunità nazionale, e in primo luogo delle sue classi dirigenti. Serve il massimo di coesione nazionale per superare un´emergenza che è, purtroppo, ben lungi dall´essere terminata. Serve una vera solidarietà verso chi è colpito dalla crisi, e su questo andranno misurate le riforme del mercato del lavoro e i provvedimenti per lo sviluppo. Servono trasparenza e rigore nella pubblica amministrazione, nelle istituzioni democratiche, nelle organizzazioni politiche. Serve il superamento di ogni conflitto d´interesse. Oggi votiamo la fiducia al Governo su un importante decreto, ma deve esserci chiaro che il lavoro da fare per salvare l´Italia è ancora lungo.
 

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