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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



12/03/2015 M.Causi
Popolari, il giorno della riforma. La camera dice 290 sì. Ora al senato

Popolari, il giorno della riforma. La camera dice 290 sì. Ora al senato

Di Giampiero Di Santo
Popolari, il giorno della riforma. La camera dice 290 sì. Ora al senato


Via libera dell´aula della camera, con 290 sì, 149 no e 7 astensioni al decreto banche che contiene, tra l´altro, la riforma delle Popolari. Il provvedimento passerà quindi all´esame del senato in seconda lettura. Il deputato della Lega Nord  Filippo Busin, nella sua dichiarazione di voto contrario, ha attaccato il provvedimento messo a punto dal ministro dell´Economia Pier Carlo Padoan:  "Il decreto che riforma la governance delle banche popolari è un intervento discriminatorio e violento, che colpisce una realtà importante del sistema creditizio italiano e avrà conseguenze irrimediabili. Riconosciamo una certa inerzia dalle popolari ad autoriformarsi, ma questo era un tema da affrontare in un altro modo, con altri strumenti, tenendo conto della peculiarità di questo sistema creditizio e degli effetti che una rivoluzione in questo senso avrebbe creato". Secondo il deputato della Lega il provvedimento porterà a un calo di "20.000 posti di lavoro", dal momento che "si parla di fusioni tra banche popolari, e queste porteranno un dimezzamento dell´organico. Inoltre avremo problemi per la liquidità del sistema", perché "la riforma distoglie in modo irreversibile la ricchezza e il risparmio dai territori che li hanno generati e avrebbero il sacrosanto diritto di decidere come gestirli". Tesi che secondo il relatore del provvedimento, il deputato del Pd Marco Causi,  sono del tutto contraddette dall´Unione europea: "La riforma delle grandi Banche popolari è considerata uno strumento importante per contribuire alla soluzione del problema determinato dall´aumento dei crediti deteriorati ("non-performing loans") e per innestare dinamiche di "consolidamento" del settore", ha postato Causi su Facebook.." I critici italiani della riforma hanno diffuso la paura che le BPop possano diventare "prede", in realtà leggendo con attenzione le considerazioni della Commissione si capisce bene che alcune BPop, liberate dai vincoli del voto capitario, potrebbero invece essere "predatori", nel senso di volano di attrazione di processi di aggregazione. Si noti l´inciso: la riforma può avere effetti importanti "if not watered down in parliament", se non annacquata in parlamento". Causi aggiunge che la trasformazione in spa delle Popolari con attivi superiori a 8 miliardi "incentiverà un processo di aggregazione che diventerà di per sé la migliore difesa da possibili scalate ostili, mentre se le scalate dovessero portare a piani industriali di rafforzamento e di consolidamento condivisi, comunque soggetti alla valutazione della Banca d´Italia, non sarebbero certo un elemento di preoccupazione". In ogni caso, aggiunge Causi, "una volta diventate spa le nuove banche, per ridurre la loro potenziale contendibilità e/o per "premiare" l´azionariato diffuso (e cioè per preservare un modello di "public company"), avranno a disposizione gli strumenti dell´art. 2351 del codice civile da attivare negli statuti, sempre previa autorizzazione della Banca d´Italia (limite all´esercizio del diritto di voto, loyalty share, voto plurimo)". E potranno anche fare erogazioni liberali, perché "potranno provvedere a questo obiettivo anche in assenza di una specifica previsione di legge, così come fanno tantissime spa nel settore bancario e al di fuori di esso.

 

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