AMA è la più
grande monoutility italiana nel
settore dei rifiuti, 8.000 dipendenti e 730 milioni di fatturato. L´Assemblea
capitolina sta discutendo il nuovo affidamento del servizio e, se c´è una cosa da
evitare, è una discussione tutta ideologica fra difensori dell´azienda così
com´è, con il consueto armamentario di allarmismi contro la "privatizzazione",
e l´opposto estremismo dei liberalizzatori "tutto e subito".
La Giunta ha
avanzato una proposta molto equilibrata che tiene insieme tre obiettivi: lo
sviluppo industriale del servizio con investimenti impiantistici di 600
milioni, anche per superare una storica arretratezza di Roma e della stessa
AMA; un aumento di produttività che riduca i costi di circa 35 milioni entro il
2018, con corrispondente calo della TARI del 3,5 per cento; un deciso
miglioramento della qualità del servizio di spazzamento e pulizia. Misurando
quest´ultimo non solo in sede tecnica, ma anche facendo ricorso al giudizio dei
cittadini, con indagini scientifiche di customer
satisfaction su ampi campioni di popolazione.
Se questo
miglioramento non si realizza, recita la proposta, venga aumentata allora la
quota di spazzamento affidata a soggetti diversi da AMA. Non è un´eresia: oggi
in tutte le grandi città del Nord spazzamento e pulizia sono esternalizzati per
il 30 per cento, contro il 12 per cento a Roma. A Parigi la città è stata
divisa in due, con due diversi soggetti che gestiscono il servizio. Esiste la
garanzia occupazionale. Ma dobbiamo rafforzare la garanzia per i cittadini che
il servizio sia svolto per migliorare la qualità della vita e del decoro
urbano. E non è difficile sapere cosa oggi i cittadini romani, e non solo loro,
pensino su questo tema.
Chiunque
conosca AMA e la realtà romana sa che l´arretratezza tecnologica e industriale
dell´azienda pubblica è un dato di fatto, a differenza di quanto accade in
tutto il Nord, dove le imprese di pubblico servizio, siano esse monoutility o multiutility, hanno già da decenni acquisito know how, competenze, tecnologie. Per crescere sul piano
industriale e fare gli investimenti impiantistici AMA ha bisogno di un partner.
Verrà cercato sul mercato, con procedure trasparenti, ma già oggi si può
prevedere che con grande probabilità sarà qualche grande azienda multiutility italiana, a sua volta a
controllo pubblico. Dove sta la "privatizzazione"?
La verità è
una sola: chiunque non si ponga il problema dello sviluppo industriale di AMA
vuole condannare l´azienda a restare per sempre una società di "addetti
ecologici" a basso valore aggiunto, bassa produttività, scarsa attenzione alla
qualità del servizio e all´utenza. Chi invece, come la Giunta capitolina,
investe sullo sviluppo industriale del ciclo integrato dei rifiuti vuole
affrontare le sfide del futuro, determinando un profondo cambiamento di AMA, della
sua struttura aziendale, del suo know how
e delle sue pratiche organizzative. A me sembra che non ci siano dubbi: è
questa la vera scelta di sinistra.