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Marco Causi

Professore di Economia industriale e di Economia applicata, Dipartimento di Economia, Università degli Studi Roma Tre.
Deputato dal 2008 al 2018.

La soluzione più conveniente non è sempre quella liberistica del lasciar fare e del lasciar passare, potendo invece essere, caso per caso, di sorveglianza o diretto esercizio statale o comunale o altro ancora. Di fronte ai problemi concreti, l´economista non può essere mai né liberista né interventista, né socialista ad ogni costo.
Luigi Einaudi
 



15/02/2017 M.Causi
Il debito del Comune di Roma: una sintesi giornalistica

Il debito del Comune di Roma: una sintesi giornalistica

Servono chiarezza e parole di verità sulla vicenda del debito storico di Roma che riemerge nella polemica politico giornalistica. Francesco Rutelli ha raccontato sull´Huffington Post numeri e fatti importanti relativi al 1993-2001. Penso sia utile continuare il racconto in due direzioni: portandolo fino a febbraio 2008, fissando altri numeri e fatti della sindacatura di Walter Veltroni; e proseguendo oltre, perché la crisi e il deragliamento del Campidoglio avvengono, diversamente da quanto afferma Ignazio Marino, dopo quella data e non si interrompono purtroppo durante la sua sindacatura.

All´inizio erano 6 miliardi. Questo lo stock di debito finanziario all´inizio delle giunte Veltroni. La maggior parte dei mutui, risalenti agli anni 80 e 90, servirono a ripianare il deficit corrente del trasporto pubblico non solo romano ma dell´intero Lazio. Sembra strano ma era proprio così: fino al 1999 l´onere del trasporto pubblico locale dell´intero Lazio era a carico del solo Comune di Roma. Le giunte Rutelli riuscirono a superare questa distorsione, con la separazione fra Cotral e Atac, e ridussero il deficit da 700 a 400 miliardi delle vecchie lire l´anno.

Alla fine erano sette miliardi, ben meno quindi delle cifre di fantasia fatte circolare per pura polemica politica, in termini pro capite meno di Milano e Torino (Roma 2480 euro per abitante, Milano 2801, Torino 3446). Poiché la riforma costituzionale del 2001 introdusse il (sacrosanto) divieto di finanziare con debito spese correnti, i nuovi mutui contratti dalle amministrazioni Veltroni servirono solo per investimenti, e soprattutto per le nuove linee metropolitane B1 e C. Il deficit del trasporto fu inserito nel bilancio corrente, con l´introduzione di un´addizionale Irpef dello 0,2 per cento nel 2002, e progressivamente ridotto. Nel 2007 il Consiglio comunale varò una delibera quadro per la dismissione e valorizzazione urbanistica dei depositi Atac non più in esercizio, come quello che "Presadiretta" ha mostrato nella trasmissione del 9 gennaio su Rai3. Ciò avrebbe consentito di azzerare i debiti Atac, ma nessuna delle giunte in carica dopo di noi ha proseguito su questa linea di lavoro. La crescita del debito comunale, comunque, fu inferiore in quegli anni a quella del debito pubblico complessivo nazionale. E la rete delle metropolitane romane ha oggi venticinque nuove stazioni che migliorano la vita di centinaia di migliaia di persone.

Una gestione "allegra" del bilancio? Per smentire bastano quattro dati. Primo, durante gli anni delle amministrazioni Veltroni i dipendenti capitolini sono diminuiti da circa 27400 a meno di 25000. Mentre i dipendenti delle aziende comunali restavano invariati. Secondo, gli oneri finanziari si sono ridotti per circa 150 milioni grazie a una congiuntura favorevole dei tassi di interesse e alla ristrutturazione dei vecchi mutui. Terzo, il contrasto all´evasione tributaria e tariffaria ha portato nelle casse comunali oltre 800 milioni di euro. Quarto, l´evoluzione positiva dell´economia romana, che in quegli anni cresceva più della media nazionale, e l´efficiente gestione dei tributi locali ha generato un aumento strutturale delle entrate di circa 400 milioni annui al confronto con il 2001, compensando la parallela riduzione dei contributi erariali.

A proposito di trasparenza. Il primo (e finora unico) Bilancio Sociale del Comune di Roma. Con queste risorse è stato finanziato, in modo sostenibile, un ampiamento importante dei servizi pubblici essenziali in una città che aveva storicamente livelli di servizio del tutto inadeguati: posti negli asili nido da 8300 a quasi 17000; anziani assistiti dal Comune da 107000 a 182000; disabili assistiti da 6700 a quasi 12000; autobus in esercizio da 3170 a più di 3500, con riduzione dell´età media della flotta da 9,6 a 5,2 anni; chilometri di strade dotate di pubblica illuminazione da 6200 a 7200; raccolta differenziata dei rifiuti quadruplicata, da 100 mila tonnellate a quasi 400 mila; costruzione degli impianti di trattamento e di termovalorizzazione che costituiscono a quasi dieci anni di distanza l´unica dotazione della città, perché nessuna amministrazione successiva ne ha realizzati altri. Tutti questi dati − sia per le entrate che per le spese − sono facilmente consultabili ed esposti in modo trasparente nel Bilancio Sociale del Comune di Roma. Venne redatto per la prima volta nel 2006 e non è mai stato più elaborato e pubblicato dal 2008. E´ consultabile qui: http://www.marcocausi.it/interno.asp?id_dettaglio=61865&id=130.

Nel 2007-2008 c´era una crisi di liquidità, le norme speciali del 2008-2010 l´hanno trasformata in crisi da "extra debito". Da dove, dunque, ha origine la crisi? Dalla cassa, non dalla sostenibilità del bilancio capitolino. La Regione Lazio, travolta dalla crisi finanziaria della sanità, smise di trasferire al Comune per quasi due anni fra 2006 e 2007 le somme spettanti per trasporto, assistenza, politiche sociali e altro ancora. Per non interrompere l´erogazione di servizi pubblici fondamentali il Comune fece fronte con i suoi fondi ma a un certo punto, dopo avere anticipato circa 1,2 miliardi di euro, rimase semplicemente senza liquidità. Quando Gianni Alemanno approdò in Campidoglio trovò le casse vuote. Arrivano qui le norme speciali varate nel 2008 e più volte rimaneggiate fino al 2010, con cui una crisi di liquidità venne trasformata in crisi da "eccesso di debito", producendo uno stigma nei confronti delle precedenti amministrazioni.

La bufala dei ventidue miliardi. Per costruire una "massa debitoria" abnorme al debito finanziario storico vennero sommate altre voci di natura diversa ed eterogenea. Molti impegni di spesa corrente del Comune, a cui la giunta Alemanno avrebbe dovuto far fronte, furono spostate sul "debito". Lo stesso per le linee di credito su cui si finanziavano i cantieri delle nuove metropolitane, che sarebbero stati aperti ancora per molti anni. E per il contenzioso urbanistico, i cui oneri sono incerti perché soggetti alle valutazioni giudiziarie in migliaia di cause intentate contro l´amministrazione con uno svolgimento che durerà anni e non sempre darà ragione − nel "se" e nel "quanto" − ai proprietari dei terreni espropriati per motivi di pubblica utilità fin dagli anni 50. Fin qui saremmo a circa dieci miliardi, tre in più rispetto al debito storico. La cifra di ventidue miliardi è il prodotto di una fantasia contabile e di una manovra politica. Si sommano, per arrivare a questo numero, anche gli interessi da pagare nei prossimi decenni. Sarebbe come se si sostenesse che il debito pubblico italiano non è di 2.220 miliardi (132 per cento del Pil) ma, considerando gli interessi dei prossimi decenni, di 4.230 (253 per cento del Pil).

L´esplosione della spesa. Dovrebbe far riflettere il fatto, documentato dalla Ragioneria Generale dello Stato nel gennaio 2014, che l´amministrazione successiva alla nostra ha aumentato di quasi un miliardo le spese correnti, da 3,2 a 4,1 miliardi, il che è in evidente contraddizione con la campagna sul "buco" di bilancio che è stata fatta pagare ai cittadini romani: mentre tutti i Comuni italiani, insieme allo Stato e all´intera pubblica amministrazione, stringevano la cinghia negli anni della crisi, Roma espandeva le sue spese correnti del 25 per cento! La Ragioneria Generale dello Stato mostra che l´espansione della spesa corrente si è concentrata sui contratti delle aziende comunali e sui capitoli delle politiche sociali. Si tratta esattamente dei due settori su cui sono esplosi molti dei fenomeni di malcostume e di corruttela perseguiti a partire da tre anni fa in una miriade di procedimenti giudiziari.

Il deragliamento. Qui c´è un punto storico e politico di enorme importanza, visto quello che è accaduto in Campidoglio negli ultimi anni e visto il peso che le vicende capitoline hanno sullo scenario nazionale. Avere alleggerito il vincolo di bilancio del Comune di Roma attraverso le norme speciali ideate nel 2008-2010, con l´intento politico di colpire i precedenti Sindaci e di aiutarne il successore, ha contribuito al progressivo e drammatico degrado delle condizioni amministrative e gestionali del Campidoglio. L´aumento così significativo, e non controllato, della spesa corrente ha generato il brodo di cultura per la diffusione di comportamenti devianti e illegali, e comunque irresponsabili, che hanno incrinato l´istituzione. Incrinature e crepe che il centrosinistra, tornato in Campidoglio nel 2013 impreparato e inconsapevole, e in parte inquinato, non è riuscito ad affrontare; e che mi sembra si stiano manifestando anche con la giunta a cinque stelle.

 

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